Vanessa D’Aversa e l’arpa cromatica 6X6

Pubblicato il  da REDAZIONE

Ringrazio L’associazione Italiana dell’Arpa per questa opportunità di poter raccontare la mia ricerca didattica e la mia evoluzione come arpista, insegnante e compositrice.

Dom.: Come hai conosciuto l’arpa cromatica 6X6?

Ris.: E’ stato un lungo percorso, non scontato.

Dopo il diploma di arpa a pedali ho deciso d’intraprendere gli studi di jazz in Conservatorio, sono stata inserita nella classe dei pianisti e non ho avuto nessuno sconto sul programma: ho seguito lo stesso repertorio e sostenuto le medesime prove durante gli esami, mi sono dovuta confrontare con la vera tradizione del jazz.

La prima regola del jazz è non avere confini armonici e potersi esprimere in assoluta libertà con colori e tempi sempre diversi, con sovrapposizioni di armoniche, scale, modi. Ciò mi ha spinta innanzitutto ad utilizzare le arpe a pedali e a levette al loro massimo potenziale e a scrivere due metodi: F.E.P.A. Technique Fast enarmony for Pedal Harp, e F.E.L.A. Technique Fast enharmony for Lever Harp. Ciò nonostante non riuscivo ancora a raggiungere i risultati dei miei compagni di studio nell’eseguire targeting, obbligati, poli-armonie ed improvvisazioni. Intuii che il cuore del problema era il limite tecnico degli attuali sistemi meccanici. Pedali e levette non possono garantire la libertà esecutiva necessaria: sistemi “precostruiti” o pedaliere preimpostate non erano una soluzione accettabile per l’improvvisazione.

Mi sono quindi dedicata allo studio della storia della prassi esecutiva estemporanea, cercando nel passato l’arpa più idonea all’improvvisazione.

Da questo studio è nato il libro Harps Stories in the improvisation e l’idea di approfondire e testare le varie arpe cromatiche che, non avendo meccanica, liberano dai vincoli e dai calcoli di cui levette o pedali necessitano. Tra queste l’arpa a dos ordenes, l’arpa cromatica 5X7 e soprattutto l’arpa inventata da Henri Pape: l’arpa cromatica 6X6.

Dom.: In che modo hai deciso quale arpa fosse più idonea?

Ris.: Dopo varie sperimentazioni ho deciso di studiare ed approfondire l’arpa cromatica incrociata. Non sapendo quale tipologia realizzare, ho costruito un’arpa di cartone su cui ho installato degli elastici per realizzare l’incordatura 5X7 e 6X6.

Queste sperimentazioni mi hanno portato allo studio delle diteggiature.

L’arpa cromatica 5X7, come il pianoforte, ha una moltitudine di diteggiature per ogni forma armonica, di scala e per ogni tonalità, che cambiano per tutte e due le mani: per esempio ci vogliono 24 diteggiature per creare tutte le scale maggiori, 12 per mano.

L’arpa cromatica 6X6 invece è basata su due scale esatonali che si alternano per semitono (prima cordiera C-D-E-F#-G#-A#, seconda cordiera C#-D#-F-G-A-B) e riduce queste diteggiature a due tablature che si scambiano tra loro per ogni tipologia armonica: quindi per la scala maggiore ne servono solo due.

Dom: Quali sono le ulteriori caratteristiche dell’arpa cromatica 6X6?

Ris.: Un altro vantaggio di quest’arpa è lo studio progressivo della tecnica insieme all’armonia, per cui la mano si abitua ad una specifica tecnica su tutte le tonalità, alternando le due tablature, studiando quindi concetti teorici, pratici ed allenando l’orecchio attraverso l’ear training. I primi esercizi che vengono affrontati, per esempio, oltre al riconoscimento delle corde, consistono nel trovare con il primo e secondo dito i toni e i semitoni, le triadi, le scale. L’arpa cromatica 6X6 quindi, oltre a non avere meccaniche, porta tutte le tonalità ad avere la stessa difficoltà tecnica: è il concetto dell’arpa diatonica trasferito nel mondo cromatico.

Dom.: Com’è scaturita la tua necessità d’insegnare?

Ris.: Dallo studio sistematico della cordiera sono nati due progetti: un libro ispirato ai miei seminari “First Contact- Metodo per arpa cromatica 6X6”, ed un’arpa didattica facilmente reperibile e di dimensioni compatte, per evitare ai tanti arpisti interessati di dover aspettare anni per un prodotto di liuteria costoso e spesso di notevole dimensione e peso. Questo secondo progetto all’inizio sembrava impossibile ma poi, dopo aver contattato vari produttori, ho proposto all’azienda italiana Stealtharp

(www.stealtharp.com) di progettare, partendo dalle sue arpe diatoniche, uno strumento cromatico 6X6. Con grafici, disegni, misurazioni e tanta matematica delle corde, siamo riusciti a realizzare insieme al liutaio Dario Pontiggia, l’arpa cromatica Stealtharp 6X6, la soluzione più semplice ed economica per chiunque voglia iniziare a suonare uno strumento cromatico.

Dom.: Quali possono essere le future possibilità di quest’arpa cromatica 6X6, e che tipo di ruolo può avere nel contesto musicale di oggi?

Ris.: Tornando al jazz, ritengo che questo strumento abbia tutte le carte in regola per diventare un cardine per la musica improvvisata nel mondo dell’arpa; sarebbe una rivoluzione, poiché gli arpisti cromatici finalmente parlerebbero la stessa lingua di tutti gli altri musicisti, ma avendo il vantaggio aggiuntivo di poter trasportare ogni frase, canzone, melodia con una facilità inaudita a confronto degli altri musicisti.

L’arpa cromatica può essere anche usata nell’ambito didattico classico, solistico, da camera e anche come strumento complementare per “arpisti a pedali e a levette“; io stessa infatti propongo anche a loro i corsi complementari di arpa cromatica 6X6, in modo che possano sviluppare la concezione armonica non solo attraverso i corsi di enarmonia estemporanea sui propri strumenti, ma di toccare con mano le strutture armoniche, le posizioni e quei suoni che risultano difficilmente riproducibili con arpe meccaniche a levette e a pedali.

Mi auguro che la didattica nel mondo dell’arpa diventi più variegata ed inclusiva e che ogni tipo di arpa possa essere fonte di studio e d’interesse. L’arpa cromatica 6X6 è un’arpa che merita di essere suonata e di essere studiata anche nell’ambito accademico classico e jazz, per far sì che l’intera tradizione non sparisca: ogni arpa può essere fonte d’interesse per le nuove generazioni.

Dom.: Come si può imparare a suonare un’arpa cromatica?

Ris.: Potete seguire uno dei miei seminari First Contact, oppure leggere il metodo e seguire le immagini degli esercizi del libro First Contact (presto anche online). A breve sarà attivata, sul sito chromharp66.com, una zona “learning” collegata alla didattica presente nel libro stesso, con le immagini delle tablature. Chromharp66.com da semplice blog, è diventato un sito di riferimento didattico per molti docenti ed arpisti che hanno arricchito le loro conoscenze tramite i libri e i seminari C.H.I.S.

Più di 10.000 visitatori e molti arpisti stanno partecipando agli eventi didattici e ai laboratori da me programmati.

Vanessa D’Aversa and the 6X6 chromatic harp
Posted on March 17, 2019 by DRAFTING

I thank the Italian Harp Association for this opportunity to be able to tell my educational research and my evolution as a harpist, teacher and composer.

Question: How did you get to know the 6X6 chromatic harp?

Res .: It has been a long journey, not a foregone conclusion.

After graduating from the pedal harp I decided to undertake jazz studies at the Conservatory, I was included in the class of pianists and I did not have any discount on the program: I followed the same repertoire and took the same tests during the exams, I I had to deal with the true tradition of jazz.

The first rule of jazz is to have no harmonic boundaries and to be able to express oneself in absolute freedom with always different colors and tempos, with overlapping of harmonics, scales, modes. This prompted me first of all to use pedal and lever harps to their maximum potential and to write two methods: F.E.P.A. Technique Fast enarmony for Pedal Harp, and F.E.L.A. Technique Fast enharmony for Lever Harp. Nonetheless, I still could not achieve the results of my fellow students in performing targeting, forced, poly-harmonies and improvisations. I sensed that the heart of the problem was the technical limit of the current mechanical systems. Pedals and levers cannot guarantee the necessary executive freedom: “pre-built” systems or preset pedals were not an acceptable solution for improvisation.

I therefore devoted myself to the study of the history of impromptu performance practice, looking in the past for the most suitable harp for improvisation.

From this study was born the book Harps Stories in the improvisation and the idea of ​​investigating and testing the various chromatic harps which, having no mechanics, free from the constraints and calculations that levers or pedals need. Among these the harp a dos ordenes, the 5X7 chromatic harp and above all the harp invented by Henri Pape: the 6X6 chromatic harp.

Question: How did you decide which harp was most suitable?

Res .: After various experiments, I decided to study and deepen the crossed chromatic harp. Not knowing which type to make, I built a cardboard harp on which I installed rubber bands to make the 5X7 and 6X6 stringing.

These experiments led me to the study of fingerings.

The 5X7 chromatic harp, like the piano, has a multitude of fingerings for each harmonic form, scale and key, which change for both hands: for example, it takes 24 fingerings to create all major scales, 12 by hand.

The 6X6 chromatic harp, on the other hand, is based on two hextonal scales that alternate by semitone (first tailpiece C-D-E-F # -G # -A #, second tailpiece C # -D # -F-G-A-B) and reduces these fingerings to two tablatures that are exchanged for each type harmonic: therefore only two are needed for the major scale.

Dom: What are the other features of the 6X6 chromatic harp?

Res .: Another advantage of this harp is the progressive study of the technique together with the harmony, whereby the hand gets used to a specific technique on all tones, alternating the two tablatures, thus studying theoretical and practical concepts and training the ear through ear training. The first exercises that are faced, for example, in addition to the recognition of the strings, consist in finding the tones and semitones, the triads, the scales with the first and second fingers. The 6X6 chromatic harp therefore, in addition to not having mechanics, brings all shades to have the same technical difficulty: it is the concept of the diatonic harp transferred to the chromatic world.

Question: How did your need to teach come about?

Res .: From the systematic study of the tailpiece two projects were born: a book inspired by my seminars “First Contact – Method for 6X6 chromatic harp”, and an easily available and compact didactic harp, to avoid the many interested harpists having to to wait years for an expensive lutherie product, often of considerable size and weight. This second project seemed impossible at first but then, after contacting various producers, I proposed to the Italian company Stealtharp

(www.stealtharp.com) to design a 6X6 chromatic instrument starting from his diatonic harps. With graphics, drawings, measurements and a lot of string mathematics, we were able to create, together with luthier Dario Pontiggia, the Stealtharp 6X6 chromatic harp, the simplest and cheapest solution for anyone who wants to start playing a chromatic instrument.

Question: What are the future possibilities of this 6X6 chromatic harp, and what kind of role can it play in today’s musical context?

Res.: Returning to jazz, I believe that this instrument has all the credentials to become a cornerstone for improvised music in the world of the harp; it would be a revolution, as the chromatic harpists finally spoke.

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